Storia di un vero amore e di un castello

C’era una volta un signore dal nome un pò strano: Sigismondo Pandolfo Malatesta, che governava una città sul mare Adriatico, Rimini. Sigismondo viveva in una casa molto grande con diverse torri e torrette. Sapete come si chiamava la sua casa grande grande? Castel Sismondo.

Sigismondo era il signore di Rimini, a lui spettava il compito di comandare e prendere le decisioni importanti, oltre che di difendere la città dagli attacchi dei nemici. Gli piaceva mostrare la sua forza in battaglia, il suo potere negli affari di stato, il suo valore nelle opere murarie.

Una di queste fu proprio il castello dove abitava che, secondo lui, non rappresentava molto bene il prestigio della sua persona e della famiglia dalla quale proveniva, i Malatesta. Era il 1437 quando Sigismondo decise di perfezionare il progetto del castello e trasformarlo in un palazzo di maggior pregio, grande quanto una città, corredato da torri e delimitato da alte mura che, a loro volta, erano circondate da un fossato a scopo difensivo.

Ale osserva i disegni riportati sui supporti informativi che sono stati disposti davanti al castello in seguito ai lavori di riqualificazione dell'area. 

Il castello che possiamo vedere oggi non è esattamente quello in cui lui abitava. Il suo aspetto è cambiato notevolmente nel corso del tempo anche per via delle numerose guerre che si sono susseguite negli anni. Così, per immaginare quale potesse essere il suo aspetto originario, dobbiamo ricorrere a quella che era la fotografia dell’epoca: le raffigurazioni degli artisti e le incisioni sulle monete.

Ecco perchè le opere d’arte sono così importanti: sono le nostre “fotografie” dell’epoca, senza di quelle non conosceremmo così tante cose del passato

lacritichina docet
Osserviamo allora la raffigurazione che ci regala Piero della Francesca nel suo affresco custodito all'interno del Tempio che rivela la rocca chiusa da una cinta di alte torri,  all'interno delle quali svetta l'imponente mastio.

Quando siamo andati a visitarlo Ale ha osservato che doveva sentirsi molto solo questo signore, perchè il castello era così grande per una persona sola. Ho sorriso e gli ho spiegato che in realtà non ci viveva solo Sigismondo, ma anche tutte le persone che lavoravano per lui e che si occupavano della manutenzione del castello stesso e del benessere della sua persona, la servitù ad esempio.

“E poi Ale, anche Sigismondo aveva una famiglia, dei bambini… anzi, di famiglie ne aveva avute ben tre e numerosi figli”. Lui sgrana gli occhi, non gli sembra vero.

conversazione tra mamma e figlio

Dovete sapere bambini, che, nelle famiglie nobili come quella di Sigismondo, era consuetudine sposarsi per interessi. Cosa significa? Che i matrimoni non avvenivano per amore ma per lo più, e quasi esclusivamente, a scopo economico. Le famiglie si accordavano tra loro circa i benefici che avrebbero acquisito da un’unione piuttosto che da un’altra e, attraverso i matrimoni, stipulavano vere e proprie alleanze politiche e militari.

Sappiamo che il nostro amico Sigismondo si sposò due volte per interesse e una terza ed ultima volta per amore, nel 1456. Questo è ciò che riportano i documenti dell’epoca, ed è quello che piace pensare anche a me, perchè alla fine sono una romantica!

E come si chiamava questa fanciulla che rubò il cuore al valoroso Sigismondo? La ragazza in questione era Isotta degli Atti, che lui conobbe perchè figlia di un suo funzionario: Francesco degli Atti, conte di Sassoferrato nelle Marche.

Curiosità più per le mamme che per i bambini. La cosa interessante della loro relazione è che i due si iniziarono a frequentare di nascosto, quando il Malatesta era ancora sposato con la sua seconda moglie, Polissena Sforza. Lo sappiamo perchè dalla loro unione nacque nel 1447 il loro primogenito (morto in fasce e sepolto nel Tempio, nella cappella degli angeli), due anni prima della morte di Polissena. Alcune fonti narrano che fu proprio il suo stesso marito a volersi “liberare” di lei per legittimare il suo amore con Isotta. Altri documenti, invece, attestano che la Sforza cadde vittima della peste. Bisognerebbe approfondire la questione facendo una ricerca più specifica. Inutile dirvi che, ovviamente, la versione romanzata è quella che mi piace di più, a voi?

Ecco perchè, quando verrete a Rimini e andrete a visitare Castel Sismondo, potrete passeggiare nel palazzo di Isotta, immaginare come potesse essere vivere nel castello, e farvi rapire dall’atmosfera evocativa racchiusa nelle sue mura spesse diversi metri.

Attualmente il castello si articola in quattro parti principali: il palazzo di Isotta, diviso in tre piani comunicanti tra loro; 
il corpo centrale, su due piani; 
il cortile; 
il mastio, la parte centrale con due piani collegati tra loro da uno scalone elicoidale posto nella torre maggiore.

Dove sorge Castel Sismondo oggi potrete osservare un cantiere a cielo aperto; la situazione attualmente è parecchio “incasinata” ma confido nel futuro, molto prossimo si spera, quando il progetto comunale, che vede la riqualificazione di quest’area della città, sarà terminato e farà risplendere il castello come mai prima d’ora.

Attività creativa per genitori e figli. In attesa di vedervi passeggiare nei pressi della bellissima rocca malatestiana di Rimini, vi propongo di giocare insieme a noi e costruire un bel castello con dei cartoni di riciclo. Siete pronti?
Occorrente:
  • 2 scatoloni rettangolari
  • forbici (o taglierino)
  • righello
  • matita
  • gomma
  • colori a tempera (noi abbiamo usato solo il colore nero)
  • pennelli medio grandi (in base alle dimensioni del castello)
  • pastelli
Procedimento:
  1. REALIZZIAMO IL CORPO CENTRALE DEL CASTELLO. Prendete uno dei due scatoloni e appiattitelo. Su uno dei due lati più lunghi disegnate le merlature, aiutandovi con il righello e lasciando lo spazio tra una e l’altra. Ritagliate le merlature.
  2. REALIZZIAMO LE TORRI. Prendete l’altro scatolone e appiattitelo. Dividetelo per il lato più lungo in 4 parti uguali. Tagliate. Adesso provvedete alle merlature delle torri aiutandovi sempre con il righello e lasciando più o meno lo stesso spazio tra una merlatura e l’altra. Ritagliate le merlature. Su uno dei due lati lunghi realizziamo un portone che andremo a tagliare stando attenti a non incidere la base, in questo modo lo potremo aprire e chiudere per giocare.
  3. COLORIAMO. Decidiamo di quale colore sarà il nostro castello. Noi abbiamo deciso nero ma potete scegliere il colore o i colori che vi piacciono di più. Dipingete il corpo centrale e le torri. Noi abbiamo colorato solo l’esterno ma volendo potete fare anche l’interno, vi uscirà un lavoro migliore. Fate asciugare il colore.
  4. DETTAGLI. Con le matite colorate realizzate i dettagli come meglio credete. Noi abbiamo realizzato i mattoncini e le crepe nel muro utilizzando il pastello bianco, qualche finestrella, le piante rampicanti con il verde.
  5. ISSIAMO IL CASTELLO. Ora prendete il corpo centrale del castello e ricomponete lo scatolone seguendo le sue piegature originarie. Bloccatelo con dello scotch di carta o ancora meglio colla a caldo. Noi abbiamo usato lo scotch di carta in modo tale da far sì che si possa chiudere quando Ale non lo usa.
  6. ISSIAMO LE TORRI. Prendete i 4 rettangoli sagomati e uno alla volta cercate di conferirgli una forma arrotondata, lavorando il cartone con le mani. Potete anche dargli una forma a parallelepipedo, fate come riuscite meglio. Bloccate le torri con lo scotch di carta o colla a caldo.
  7. ASSEMBLIAMO. E’ arrivato il momento di unire le torri al corpo centrale. Se avete la colla a caldo ne mettete poca poca ad ogni angolo (lungo tutta l’altezza) e tenete leggermente schiacciato per qualche secondo. Se avete problemi di spazio come noi usate sempre un pò di scotch che potrete mettere e togliere all’occorrenza.
  8. GIOCHIAMO!

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