Jackson Pollock, lo sciamano del colore

L’ultima volta che io e Ale siamo stati in biblioteca abbiamo fatto un pò di rifornimento di libri; e per fortuna mi viene da dire! Considerando la “quarantena” alla quale siamo costretti nelle ultime settimane.

Uno dei libri che abbiamo scelto è dedicato ad un artista a cui sono particolarmente legata: Jackson Pollock. Ho sempre apprezzato la libertà del suo “fare arte”, fuori da ogni schema convenzionale visto fino ad allora e così vicino all’idea giocosa della pittura che dovrebbero avere i nostri bambini.

Chi era Jackson Pollock?

Pollock è stato uno dei massimi esponenti della pittura del secolo scorso, uno dei grandi dell’espressionismo astratto anche conosciuto con il termine di action painting. E’ stato un innovatore. Ha saputo rivoluzionare il modo di intendere l’arte così come fino ad allora era invece conosciuta.

Cosa significa espressionismo astratto/action painting? Quando prendi un foglio e senza avere un’idea precisa di ciò che andrai a disegnare inizi a colorare, un pò a caso, abbandonando l’idea di realizzare delle forme precise, ma seguendo l’istinto. Ti lasci semplicemente guidare dalle emozioni che provi in quel momento.

Sappiamo che suo padre era un pittore e che da bambino viaggiò molto con la sua famiglia. Per un periodo visse in California dove entrò in contatto con una tribù di nativi americani, i Navajo. Questa esperienza lo toccò nel profondo a tal punto da raccontare, in diverse interviste, che la pratica di stendere le tele sul pavimento e girarci attorno l’aveva appresa proprio da loro che, durante i rituali, facevano così per dipingere sulla sabbia.

A 18 anni si trasferisce a New York dove frequenta una scuola d’arte e inizia a “pasticciare” con il colore. Nella Grande Mela ha modo di entrare in contatto con diversi artisti come i messicani David Siqueiros e Diego Rivera (il marito di Frida Kahlo, vi ricordate?) per i quali nutre stima e apprezza i loro giganteschi murales. Qui conosce anche colei che diventerà sua moglie qualche anno dopo, l’artista Eleonor Krasner, meglio conosciuta con il nome di Lee che lei adottò perché più maschile.

“Perchè ha cambiato il suo nome per sembrare un maschio?” mi ha chiesto Ale. Ho risposto in modo sincero e diretto: “Perchè all’epoca non era facile per una donna essere una pittrice. Alle femmine era insegnato il lavoro delle mamme, se volevi fare altro eri vista male dagli altri. Non come oggi che le mamme lavorano in ufficio, o in negozio, o in uno studio”. “Che cosa strana mamma” ha detto lui.

conversazione tra mamma e figlio

La New York dell’epoca è una metropoli ricca di stimoli e Pollock li coglie tutti partecipando ad eventi e a mostre, come quella organizzata al MOMA, dedicata ai quarant’anni dell’arte di Picasso, dove ammira la celeberrima “Guernica” (1937) e ne resta affascinato.

Sicuramente, Pollock, non si aspettava che, qualche anno dopo, lo stesso Museum of Modern Art (MOMA) acquisterà una delle sue tele: “She Wolf”. Siamo nel 1944 e la sua fama sta per esplodere anche e soprattutto grazie all’ammirazione che Peggy Guggenheim nutriva nei suoi confronti. Non è un caso, infatti, che solo un anno prima dell’acquisto da parte del MOMA di “She Wolf”, la collezionista d’arte, intuita la genialità di Pollock e lo consacra con una mostra nella sua galleria newyorkese.

Se desideri dare un'occhiata alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia puoi farlo a questo link http://www.guggenheim-venice.it/default.html
Peggy Guggenheim era la nipote di Solomon R. Guggenheim, colui che ha creato l’omonima fondazione per la creazione di musei in tutto il mondo nonché proprietario del famosissimo Guggenheim Museum of New York (progettato da Frank Lloyd Wright). Come lo zio, anche lei era appassionata d’arte. Sua è la sede espositiva di Venezia, sul Canal grande, che porta il suo nome e racchiude alcune delle opere più importante di arte moderna e contemporanea.
Museo Guggenheim di Bilbao (Spagna)

Gli anni ’40 e ’50 sono molto fecondi per l’artista che ha l’opportunità di esporre le sue tele in diverse occasioni. La Biennale d’arte di Venezia del 1948 costituisce l’apice di questo periodo fortunato perchè in quest’occasione trovano spazio alcune delle sue tele presenti nella collezione Peggy Guggenheim. La sua fama svalica il confine americano e raggiunge l’Europa. A Parigi, il mecenate Paul Facchetti, gli dedica una retrospettiva intitolata “Jackson Pollock 1948-1951”.

Cos’è una retrospettiva? Somiglia ad una mostra. L’unica differenza è che illustra i momenti più importanti dell’evoluzione di un’artista o di un movimento culturale o artistico.

Viene intervistato da numerose riviste del settore che erano molto curiose circa il suo modo così personale di dipingere. Sul web trovate molto materiale a riguardo come foto e video, nei quali Pollock è ripreso mentre “danzando” realizza le sue enormi tele stese sul pavimento. Ecco qui un breve video https://www.youtube.com/watch?v=X3Uj_HAAvbk

Non tutti intuiscono la sua genialità. Molti critici e collezionisti infatti, sono ancorati ad uno stile più tradizionale, tant’è che nel 1950 i suoi quadri non vengono accettati ad una mostra sulla pittura contemporanea americana al Metropolitan Museum di New York. Insieme ad altri artisti esclusi, quindi, organizza una protesta che fa parecchio rumore, a seguito della quale nascono gli IRASCIBILI.

Fu un articolo di giornale a ideare il termine IRASCIBILI che indicava un gruppo di artisti che dipingeva in modo non convenzionale, strano e non gradevole. Tale gruppo comprendeva tra gli altri: Pollock, De Kooning, Rothko e Newman.

Se da un lato c’è chi non comprende il loro modo di intendere l’arte, dall’altro c’è chi li apprezza e sostiene. Ne sono dimostrazione alcune mostre organizzate agli inizi degli anni ’50 del Novecento alle quali il gruppo degli IRASCIBILI partecipa, Pollock compreso ovviamente.

All’apice del suo successo, Pollock muore, ad appena 44 anni, in un grave incidente stradale provocato a causa della sua propensione ad esagerare con l’alcol e a mischiarlo agli psicofarmaci che prendeva per stare meglio.

L’arte di Pollock vista attraverso gli occhi di Ale

Era una mattinata di sole. Io e Ale ci siamo seduti in terrazza, per terra e abbiamo preso il nostro libro su Pollock e abbiamo cominciato a leggerlo. Ho risposto alle sue mille domande poi ho lasciato che fosse Ale a sfogliarlo e a scegliere le immagini che gli piacevano di più.

Affiancate alla lettura dei libri una ricerca delle immagini sul web in modo tale da percepire meglio i colori delle opere che state visualizzando. Vi consiglio di utilizzare Google Art and Culture
https://artsandculture.google.com/ 

Eccoci alla prima analisi dell’immagine scelta da Ale: “Mural” (1943-44), una tela di 6 metri realizzata da Pollock nell’arco di una sola notte, per la sua amica e sostenitrice Peggy Guggenheim.

“Mamma ma come ha fatto a fare una pittura così grande in così poco tempo?” mi chiede Ale, “Ottima domanda, ora ti spiego…”

confronto tra mamma e figlio

Da qui prendo spunto per descrivere il metodo di lavoro di Pollock ad Ale. Gli mostro concretamente quanti sono 6 metri, col metro che abbiamo in casa. Facciamo dei segni sul pavimento, prendiamo le matite colorate e gli faccio vedere quanto sono piccole le mine rispetto allo spazio contrassegnato dallo scotch di carta che abbiamo appiccicato per terra.

Gli spiego che lui usava dei colori contenuti in barattoli grandi grandi, non come i suoi, e che spesso non usava i pennelli ma le spatole o i legnetti. Gli racconto che lui danzava con il colore, muovendosi attorno alla tela così come aveva visto fare dagli indiani quand’era piccolo.

“Quando dipingo sembro danzare… sono lo sciamano dei colori! Stendo la tela sul pavimento. Mi abbasso. Intingo il pennello nei barattoli e poi, in equilibrio su una gamba, faccio colare piano piano la vernice sulla tela con movimenti ritmati. Questa tecnica originale si chiama dripping, che vuol dire sgocciolatura”.

“I maestri dell’arte”. Jackson Pollock. la storia illustrata dei grandi protagonisti dell’arte

“Anch’io sono capace di farlo, mamma” mi dice Ale. Osserva meglio l’immagine e aggiunge: “So stare anch’io in equilibrio su una gamba come fa lui. Guarda”. Si allontana e mi mostra la sua abilità. Applaudo e sorrido.

conversazione tra mamma e figlio

Inizialmente credevo che Ale, dicendomi che sapeva farlo anche lui, intendesse dipingere un pò a caso come Pollock. Le opere di quest’artista non gli piacciono. Non le capisce. Non ci sono le figure. Tutto appare confuso al suo occhio da bambino.

Proseguiamo nella lettura e finalmente riesce a scorgere qualcosa nell’immagine successiva e fortunatamente si appassiona un pochino di più. Si tratta di “Eyes in the Heat” (1946) e come dice la didascalia del libro:

“In mezzo a mille tinte, una sopra l’altra, scorgete qualcosa? A me sembra ci siano degli occhi misteriosi che ci spiano…”

“I MAESTRI DELL’ARTE”. JACKSON POLLOCK. LA STORIA ILLUSTRATA DEI GRANDI PROTAGONISTI DELL’ARTE

Giochiamo a cercarne almeno due testa e non è facile nel pieno di quel vortice di linee e colori che è quest’opera. Per vederci meglio la guardiamo in una riproduzione on line e ci accorgiamo che i colori originali sono molto più vividi.

Ale paragona le riproduzioni della stessa opera, cogliendo le differenze cromatiche tra quella del libro e quella trovata sul web.

L’ultima opera che ci soffermiamo ad osservare è ancora più caotica e astratta della precedente. Credo che lui ci si soffermi semplicemente perchè cerco di farlo ragionare sui colori. E’ intitolata “Autumn Rhythm (Number 30)” ed è una rappresentazione della natura in autunno. Cromaticamente la tela è un tripudio di tinte spente: nero, marrone e grigio. Qua e là una gocciolata di bianco fa capolino. Cerco di far parlare Ale dell’autunno, dei colori delle foglie, mi cita i rossi, gli arancioni e i gialli; giustamente, e mi mette in difficoltà. Provo a fargli spostare l’attenzione verso quelle giornate di fine autunno, quando la pioggia scende lenta ma ritmata. I marciapiedi sono quasi completamente coperti dalle foglie cadute dagli alberi che se ne restano lì, nudi, ad aspettare che passi l’autunno, poi l’inverno e giunga la primavera portando con sé le prime foglioline.

“Mamma ma in autunno le foglie si colorano di rosso e arancione. Per me questo signore si è sbagliato!”

Ale docet

Alla fine di tutto vi devo confessare che ad Ale non è piaciuto “studiare” Pollock. Credevo potesse essere interessante per lui, che l’approccio alla pittura di questo artista, così libero ed estroso, potesse avvicinarsi alla sua idea di arte invece, mi sbagliavo. E sapete perchè? Non l’ha capito.

Dietro a Pollock si muove uno scenario pesante, difficile da illustrare a un bambino; segnato dalla crisi economica del ’29, dalla seconda guerra mondiale e tutto ciò che ne conseguì: la perdita di certezze e la messa in discussione della centralità dell’individuo. Per comprendere appieno l’arte di Pollock bisogna non solo considerare il delicato contesto storico in cui viveva, ma anche come questo si riversò sulla psicologia delle persone.

Sappiamo che lui soffriva di depressione che cercava di curare con gli psicofarmaci e che purtroppo, già da adolescente, abusava di alcol. La sua arte è il frutto di tutte queste combinazioni. Energica e possente ma allo stesso tempo fragile e intricata, così come lo era lui.

Vi lascio invitandovi a provare a giocare allo sciamano dei colori
Ecco Ale pronto a divertirsi con le tempere, è già entrato nel personaggio, guardate come regge bene il pennello!

Procuratevi:

  • un foglio grande, anche un lenzuolo vecchio va benissimo
  • colori a tempera
  • pennelli di varie grandezze oppure legnetti
  • vestiti vecchi
  • cartoni da buttare o sacchi dell’immondizia da stendere sul pavimento per evitare ulteriori disastri
  • scotch di carta

Per prima cosa indossate vestiti vecchi o grembiuli se li avete perchè se lavorerete bene state pur certi che vi sporcherete. Stendete a terra i cartoni o i sacchi della spazzatura (apriteli per usarli nella loro interezza) e bloccateli con dello scotch di carta. Poggiate sopra il foglio o il lenzuolo. Se usate il foglio bloccatelo con lo scotch di carta se invece avete in casa il lenzuolo ingegnatevi con ciò che avete per farlo stare fermo (sassi o bottiglie dell’acqua ad esempio). Disponete vicino a voi, a portata di mano gli attrezzi per dipingere: pennelli, spatole o legnetti. Aprite i colori e iniziate a divertirvi. Giocate con il colore, fatelo sgocciolare in libertà, danzante attorno alla “tela”, divertitevi a fare come Pollock!

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